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L'italiana in Algeri di Gioachino Rossini a Ginevra

Dal 23.01.2026 al 05.02.2026 a Ginevra va in scena al Palazzo delle Forze Motrici l'opera L'italiana in Algeri di Gioachino Rossini
L'italiana in Algeri di Gioachino Rossini a Ginevra
L'italiana in Algeri di Gioachino Rossini a Ginevra

La messa in scena a Ginevra

Con L’italiana in Algeri di Gioachino Rossini, il regista romando Julien Chavaz ci trascina in una satira rossiniana caratterizzata dagli ingredienti del serio, del comico e della fantasia. Questa messa in scena inaugura lo spostamento temporaneo del Grand Théâtre al Palazzo delle Forze Motrici fino alla primavera del 2027.

Il regista Julien Chavaz non è nuovo sulle scene ginevrine. Era riuscito a farci emozionare nel 2022 con Il drago d’oro di Peter Eötvös, presentato dal Grand Théâtre alla Comédie de Genève, e nella stagione passata con il suo adattamento francese delle Avventure di Alice sotto terra di Gerald Barry.

In questa nuova messa in scena, Chavaz si impadronisce de L’italiana in Algeri per rappresentare le dinamiche di una realtà surreale, senza perderne la dimensione comica, critica e dissacrante, caratteristica delle pagine rossiniane.

A capo del Teatro di Magdeburgo dal 2022 e premiato con diversi riconoscimenti in Germania, il regista sarà accompagnato dal giovane Michele Spotti, specialista del repertorio del belcanto italiano, che dirigerà l’Orchestra della Svizzera Romanda.

Michele Spotti L'italiana in Algeri di Gioachino Rossini a Ginevra
Julien Chavaz L'italiana in Algeri di Gioachino Rossini a Ginevra

L'opera rossiniana

L’italiana in Algeri è un dramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini, su libretto di Angelo Anelli, andato in scena per la prima volta a Venezia il 22.05.1813.

La trama racconta le vicende a lieto fine di Isabella, giovane italiana, catturata dai corsari del bey Mustafà, desideroso di cambiare moglie. Isabella incontra alla corte del bey il suo amato Lindoro, sulle cui tracce si era messa in viaggio. Per attuare il piano di fuga e poter rientrare così in Italia, i due mettono in atto una finta cerimonia stuzzicando la vanità di Mustafà: distraendolo dall’intento principale, trovano la via di casa sotto gli occhi increduli del bey, al quale non rimane altro che ritrovare l’amore fra le braccia della moglie Elvira.

Il testo di Angelo Anelli, appartenente al genere dell’opera buffa, era già stato musicato nel 1808 da Luigi Mosca e si ispirava vagamente a un fatto di cronaca realmente accaduto: la vicenda di Antonietta Frapolli, signora milanese rapita dai corsari nel 1805, portata nell’harem del bey di Algeri Mustafà ibn Ibrahim e poi ritornata in Italia. Com’era d’uso comune allora, un Rossini ancora solo ventunenne riprese lo stesso libretto (con alcuni cambiamenti affidati a Gaetano Rossi) e compose l’opera in tutta fretta. Per la perfetta commistione fra sentimentale, buffo e serio, l’opera è stata definita da Stendhal come “la perfezione del genere buffo”.

Il melodramma venne rappresentato per la prima volta al Teatro San Benedetto di Venezia ed ebbe subito un ottimo successo. Rossini diresse poi l’opera a Vicenza nel 1813, a Milano nel 1814 (con ulteriori modifiche, tra cui l’inserimento nel secondo atto di una nuova cavatina per Lindoro, “Concedi, amor pietoso”) e a Napoli nel 1815. L’opera rimase in repertorio, in Europa e negli Stati Uniti, per quasi tutto l’Ottocento, anche quando la diffusione delle opere rossiniane era ormai in deciso declino.

La prima ripresa novecentesca risale all’edizione torinese del 1925, diretta da Vittorio Gui e interpretata da Conchita Supervia, che destò l’entusiasmo di Richard Strauss, e da allora L’italiana in Algeri è rimasta, insieme a Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola e, in misura minore, Guglielmo Tell, una delle opere di Rossini più rappresentate nel repertorio dei teatri lirici di tutto il mondo.

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Biglietti e informazioni disponibili su:
www.gtg.ch/saison-25-26/italienne-a-alger/

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